Capita raramente di leggere sui giornali articoli intelligenti come quello di Luca Ricolfi su la Stampa online di oggi dal titolo: "Internet e il prezzo della libertà" che a mio avviso non comprende cosa vuol dire essere protagonisti attivi del proprio destino.
Lui fa una frittata molto intelligente con diversi ingredienti mescolando neutralità, libertà e democrazia della rete Internet.
Il motto portato avanti dalla Rivoluzione francese: "Libertà, uguaglianza, fraternità" ora pare che sia diventato: "Libertà, neutralità, democrazia" della rivoluzione tecnologica, almeno in Rete.
La libertà non è più la "libertà di", ma diventa la "libertà da". L"'uguaglianza" diventa "neutralità" e la "fraternità" diventa "democrazia", questo lo deduco io dopo aver letto l'articolo di Luca Ricolfi.
Luca Ricolfi, dopo aver meditato sulla notizia dell''accordo tra Google e Verizon, un accordo che pare affermare la neutralità della Rete fissa lasciando da parte la neutralità della Rete mobile, si rende conto che Internet non è né neutrale, né democratica, né libera. Ma questo, secondo lui, non vuol dire che Internet sia un male. No. C'è ancora del buono su Internet e i benefici della Rete superano comunque gli inconvenienti.
Per cui, secondo l'autore dell'articolo, l'accordo tra Verizon e Google va visto alla luce di questi tre nuovi principi, una angolatura trinitaria, concludendo che va nella direzione di tutelare i benefici di Internet.
Questo va tutto dimostrato. Io sono un sostenitore della neutralità della Rete, neutralità intesa come riferita al modello ISO/OSI e da garantire in tutti i suoi sette livelli, dove, in ogni livello, il pacchetto dati diretto verso un certo servizio o applicazione non viene privilegiato rispetto ad altri.
Introdurre una priorità nei servizi e quindi fare una discriminazione distinguendo per esempio il traffico dati diretto verso certe porte o certe classi di indirizzi ip ben definiti su un certo tipo di protocollo rispetto ad un altro tipo di traffico su porte e ip diversi, facendolo pagare diversamente, non solo viola la neutralità della rete, ma equivale anche ad avallare una velata censura sul traffico dati, rischiando di consegnare agli operatori di rete e di telecomunicazione mobile il potere di diventare arbitri del destino di aziende, enti e persone che si affidano alla Rete mobile per lavorare e crescere. A quel punto penso sia meglio abbandonare il wireless, disdettare abbonamenti e schede prepagate di traffico dati su rete mobile e dare un bel calcio in culo non tanto a Internet, ma sopratutto agli operatori di telecomunicazione mobile.
La verità è che se vivessimo in un mondo giusto e onesto, e non in un mondo dove proprietà privata e Copyright la fanno da padroni, potremmo fare a meno in gran parte degli operatori mobili e delle loro preziose offerte di traffico dati. Basterebbe che ogni persona dotata di modem router adsl wireless wifi o access point collegato alla rete, lo tenga aperto, condividendo la propria connessione Internet con chi si trova a transitare nei paraggi, magari condividendone anche i costi e le spese.
Se i governi e gli operatori di telecomunicazione fossero lungimiranti e preoccupati del bene comune dei cittadini e non solo del bene delle lobby e delle multinazionali, avrebbero già trovato forme tecniche e legali di reciproca tutela nella condivisione delle connessioni adsl su reti wireless private e aperte.
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