Chiediti perché, per esempio, un utente Whatsapp non può comunicare con un altro utente Signal e viceversa, se non si fa un account su quella stessa piattaforma. Ciò non avviene con la posta elettronica. Con la posta elettronica, per esempio, un utente Gmail può comunicare e inviare email ad un utente Outlook o ad un utente Hotmail e viceversa, senza per questo doversi fare un account su Outlook o Gmail.
Così, per il protocollo XMPP ti puoi fare un account su uno dei tanti server che implementano il protocollo XMPP e puoi comunicare con tutti gli altri utenti su server XMPP senza essere costretto a scegliere lo stesso fornitore del servizio, proprio come avviene con la posta elettronica, perché XMPP è un protocollo aperto, decentralizzato e standardizzato. Ma il bello è che con le competenze giuste, il server XMPP te lo puoi installare anche su un tuo server casalingo. In questo modo hai il pieno e totale controllo dei messaggi e della tua privacy.
Il protocollo esiste dagli anni 2000 ed è alla base di applicazioni come Whatsapp, Google Talk, Skype, ecc., sebbene modificato e chiuso come fa più comodo ai gestori di quelle applicazioni. Tuttavia XMPP è un protocollo libero e decentralizzato, con i suoi pregi e difetti, secondo me valida alternativa alle applicazioni tradizionali centralizzate e chiuse come Whatsapp, Signal, Skype, dove gli utenti vengono addomesticati e trasformati in mucche da profilare.
Ci sono tanti client gratuiti XMPP che possono essere usati per comunicare con server XMPP, sia per Windows che per Linux, Andorid, Ios. Ognuno di questi client ha caratteristiche tipiche che possono implementare o meno vari tipi di protocoli e funzionalità xmpp come la crittografia end to end, il filesharing, chiamate audio e video, ecc.
Per quanto mi riguarda ho installato un server privato XMPP utilizzando Prosody IM sul mio PC casalingo all'indirizzo web https:/chat.bosio.dev , dove il client web Movim gestisce le comununicazioni su protocollo XMPP. Il mio indirizzo xmpp per eventuali comunicazioni è xmpp:piero@bosio.dev (da non confondere con la posta elettronica).
]]>Io non ho mai avuto molta simpatia per i social network, soprattutto per quelli centralizzati e chiusi come Facebook, Twitter, Linkedin, ecc, proprio perché sono piattaforme chiuse e centralizzate, dove il proprietario o gestore della piattaforma può decidere quali tematiche o utenti privilegiare o penalizzare in base ai suoi interessi, in base alle sue politiche pubblicitarie o di marketing, utilizzando specifici algoritmi.
Sono dell'idea che un vero social network per potersi chiamare social network (cioè rete sociale) deve essere neutrale e aperto a tutte le piattaforme, in modo tale che un utente di Facebook, per esempio, se vuole seguire un utente di Twitter e ricevere le notifiche degli aggiornamenti dalla stessa piattaforma, lo possa fare e viceversa.
Al momento non è possibile per un utente di Facebook seguire o leggere i post di un utente Twitter o ricevere sue notifiche dalla piattaforma Facebook, perché usano protocolli di social network incompatibili tra di loro. Di conseguenza non arrivano le notifiche di aggiornamento degli utenti su altre piattaforme, ma solo e soltanto quelli della stessa piattaforma. Se vuoi seguire un utente di un'altra piattaforma, devi farti un altro account su quella piattaforma.
Le piattaforme di social network open source, decentralizzate e federate, invece, se condividono lo stesso protocollo di reti sociali chiamato ActivityPub, secondo le W3C Recommendation , possono darti la possibilità di seguire più utenti diversi da piattaforme diverse e notificarti gli aggiornamenti di quegli utenti che hai deciso di seguire quando aggiornano il proprio stato o scrivono un nuovo post. In questo modo non sei limitato solo agli utenti di una singola piattaforma, ma puoi estendere i tuoi collegamenti a 360 gradi.
Friendica, Hubzilla, Mastodon sono le piattaforme di social network che preferisco e che ti suggerisco di prendere in considerazione. Ognuna di esse ha caratteristiche e funzionalità diverse con pregi e difetti, tuttavia sono tutte piattaforme decentralizzate, libere, federate e open source.
]]>La parte più ostica dell'installazione è stata quella di configurare Apache2 come server proxy in funzione delle esigenze di Mastodon. La guida ufficiale, purtroppo, non offre un file di configurazione di esempio per Apache2, ma solo per Nginx. Ho dovuto cercare su Internet file esempio di configurazione per Apache2 condivisi da altri smanettoni per cercare di capire come affrontare il problema e devo dire che ho trovato siti web che mi hanno aiutato perlomeno a preparare un file di configurazione di Apache2 funzionante. Però non so dire se la configurazione di Apache2 che ho trovato è corretta per le esigenze di Mastodon o se in futuro potrebbe darmi dei problemi.
Mastodon è una piattaforma software con delle peculiarità particolari e interessanti che non conosco bene e che per ora non riesco a padroneggiare completamente, come per esempio il DBMS che non è il classico Mysql, ma è PostgreSQL. Tuttavia, qui intendo condividere il file di configurazione di Apache2, per quanto riguarda la sezione adibita a Mastodon. Ci sono moduli di Apache2 che se non sono già attivati, vanno prima comunque installati e attivati, tra questi:
<VirtualHost xxx.xxx.xxx:80>
SuexecUserGroup "#xxxx" "#yyyy" # UserID e GroupID dell'utente mastodon.
ServerName host.miodominio.tld
DocumentRoot # la cartella public di Mastodon, esempio: /home/mastodon/live/public
<Directory /home/mastodon/live/public>
# eventuali direttive Apache2 opzionali per la cartella
....
</Directory>
RedirectMatch ^/(?!.well-known)(.*)$ https://host.miodominio.tld/$1
# Update: Mastodon v. > 3.5.3
Redirect 301 /.well-known/webfinger https://miodominio.tld/.well-known/webfinger
Redirect 301 /.well-known/nodeinfo https://miodominio.tld/.well-known/nodeinfo
</VirtualHost>
<VirtualHost xxx.xxx.xxx:443>
SuexecUserGroup "#xxxx" "#yyyy" # UserID e GroupID dell'utente mastodon.
ServerName host.miodominio.tld
DocumentRoot # la cartella public di Mastodon esempio: /home/mastodon/live/public
<Directory /home/mastodon/live/public>
# eventuali direttive Apache2 opzionali per la cartella
...
</Directory>
RewriteEngine on
SSLEngine on
SSLCertificateFile # percorso cartella con il file del certificato SSL con chiave pubblica
SSLCertificateKeyFile # cartella cartella con il file del certificato SSL con chiave privata
SSLProtocol all -SSLv2 -SSLv3 -TLSv1 -TLSv1.1
SSLCACertificateFile # percorso cartella con il file del certificato SSL delle autorità di certificazione
# Sezione Mastodon
SSLProxyEngine On
RequestHeader set Front-End-Https "On"
SSLHonorCipherOrder on
SSLCipherSuite ECDHE-ECDSA-CHACHA20-POLY1305:ECDHE-RSA-CHACHA20-POLY1305:EECDH+AESGCM:AES256+EECDH:AES128+EECDH
SSLCompression off
SSLSessionTickets off
Protocols h2 http/1.1 h2c
Header always set Strict-Transport-Security "max-age=31536000"
<LocationMatch "^/(assets|avatars|emoji|headers|packs|sounds|system)">
Header always set Cache-Control "public, max-age=31536000, immutable"
Require all granted
</LocationMatch>
<Location "/">
Require all granted
</Location>
ProxyPreserveHost On
RequestHeader set X-Forwarded-Proto "https"
ProxyAddHeaders On
#
ProxyPass /500.html !
ProxyPass /sw.js !
ProxyPass /robots.txt !
ProxyPass /manifest.json !
ProxyPass /browserconfig.xml !
ProxyPass /mask-icon.svg !
ProxyPassMatch ^(/.*\.(png|ico)$) !
ProxyPassMatch ^/(assets|avatars|emoji|headers|packs|sounds|system) !
#
ProxyPass /avatars/original/missing.png !
ProxyPass /headers/original/missing.png !
ProxyPass /inert.css !
ProxyPass /oops.png !
ProxyPass /packs !
ProxyPass /assets !
ProxyPass /system !
ProxyPass /emoji !
ProxyPass /sounds !
#
ProxyPass /api/v1/streaming ws://localhost:4000
ProxyPassReverse /api/v1/streaming ws://localhost:4000
ProxyPass / http://localhost:3000/
ProxyPassReverse / http://localhost:3000/
#
ErrorDocument 500 /500.html
ErrorDocument 501 /500.html
ErrorDocument 502 /500.html
ErrorDocument 503 /500.html
ErrorDocument 504 /500.html
# Update: Mastodon v. > 3.5.3
Redirect 301 /.well-known/webfinger https://miodominio.tld/.well-known/webfinger
Redirect 301 /.well-known/nodeinfo https://miodominio.tld/.well-known/nodeinfo
</VirtualHost>
Questa è solo una bozza di esempio non esaustivo con le direttive Apache2 per la piattaforma Mastodon, configurazione che va poi completata e adattata in base ai parametri del tuo server.
Virtualmin ufficialmente non supporta i processori su piattaforma Arm64 o aarch64, ma solo sistemi con processori X86_64, I386, amd64, con i sistemi operativi sotto riportati.
Tuttavia, qui intendo condividere la mia esperienza positiva di installazione del pacchetto Virtualmin su di un Raspberry Pi 4, all'indirizzo: https://home.pierobosio.info .
Di seguito le informazioni di sistema dopo l'installazione di Virtualmin sul Raspberry collegato ad una rete locale privata.
System hostname | home.xxxxxx.xxx (192.168.xxx.xxx) | Operating system | Ubuntu Linux 20.04.4 |
Webmin version | 1.991 | ||
Usermin version | 1.840 | ||
Virtualmin version | 7.0-4 | ||
Authentic theme version | 19.91.2 | ||
Time on system | Wednesday, May 11, 2022 9:14 PM | Kernel and CPU | Linux 5.4.0-1060-raspi on aarch64 |
Processor information | Raspberry Pi 4 Model B Rev 1.2, 4 cores | System uptime | 1 hour, 27 minutes |
Running processes | 225 | CPU load averages | 0.21 (1 min) 0.33 (5 mins) 0.28 (15 mins) |
Real memory | 2.36 GiB used / 1.11 GiB cached / 3.7 GiB total | Local disk space | 107.26 GiB used / 123.47 GiB free / 230.73 GiB total |
Package updates | All installed packages are up to date |
Devo dire che per prima cosa avevo già installato Linux Ubuntu 20.04 64bit server funzionante senza problemi. Poi avevo già installato Webmin senza problemi. Webmin è una interfaccia web per l'amministrazione di sistemi basati su Linux o Unix. Quando poi ho deciso di provare a installare Virtualmin GPL su Webmin, il primo tentativo è fallito, l'installazione si è inspiegabilmente bloccata a metà strada e ho dovuto riavviare il Raspberry. Dopo il riavvio, il secondo tentativo è andato a buon fine senza problemi.
]]>Speaking to reporters this week, Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy described the future he sees for his country in unusual terms: as “a big Israel.”, si legge in quell'articolo di Daniel B. Shapiro dell'aprile 2022.
Anche Forbes riprende la notizia in un articolo del 19 Aprile 2022 di Elisa Serafini, dal titolo: Tecnologia, intelligence, difesa e startup: come l’Ucraina potrebbe diventare una nuova Israele .
Tecnologia e startup, appunto. Non dimentichiamo che dalle parti di Kiev esiste un importante centro tecnologico, forse il più grande per quelle zone dell'Europa orientale: UNIT.City "un luogo dove le idee prendono vita", secondo quanto si legge.
L'idea o il progetto che avrebbe in mente il Presidente Zelensky per il suo paese, secondo quanto riportato dalle fonti che ho citato, è a mio avviso interessante e ambiziosa, ma dovrebbe essere sottoposta alla volontà popolare, al popolo ucraino, a tutto il popolo, comprese le popolazioni russofone delle zone più orientali dell'Ucraina che magari hanno altre ambizioni, altrimenti rischi di imporre una tua volontà, un tuo modo di vedere il futuro, una volontà di una ristretta élite di persone anche interessata e che ti asseconda, ma non condivisa da tutti, da tutto il popolo, con la probabile conseguenza di creare una regione in conflitto permanente, una "Palestina" nel centro dell'Europa. Ma forse è proprio ciò che si vuole?
]]>Link al video: Nicolai Lilin: "L'Ucraina oramai non esiste più" - L'influenza dei nazisti in Ucraina.
Francesco Toscano rivolge a Nicolai Lilin domande pertinenti alla situazione geopolitica attuale che vede l'Ucraina combattere una guerra con la Russia, con un riferimento al rischio di una estensione del conflitto sul piano nucleare contro le potenze occidentali.
]]>Quello che emerge da queste analisi è come l'Europa, compresa la Russia e l'Italia, siano così miopi e autolesionisti da ledere i propri interessi economici vitali, lasciandosi coinvolgere in un conflitto voluto e promosso principalmente dagli Stati Uniti d'America. L'America, come da sua tradizione, ha tutto l'interesse a dividere Stati e nazioni, così ha tutto l'interesse nel vedere una Europa economicamente e politicamente debole e divisa, secondo il principio (dividi et impera), ma è un interesse sul lungo termine voluto da persone miopi e stupide, più stolte che avide. L'Europa invece di cercare una integrazione economica e politica a Est coinvolgendo e unendosi a tutta la Russia, isola la Russia investendola di assurde sanzioni economiche in chiaro spirito antirusso.
La Russia fa parte dell'Europa. La Russia è europea. La cultura russa, come quella europea, è idealista, a differenza di quella anglosassone o americana molto più pragmatica e realista. Cancellare o rinnegare la cultura Russa significa cancellare e rinnegare la cultura europea. La piega che ha preso la politica europea nei confronti della Russia a causa della guerra in Ucraina è, a mio avviso, una piega suicida, autolesionista. La Russia non va isolata, va invece abbracciata, sempre nel rispetto delle istanze del suo popolo.
]]>Link : Cerchiamo di capire cosa sta succedendo in Ucraina
La testimonianza di una ragazza russa che vive in Italia, raccontata in un video interessante.
Link: Sara Reginella, Donbass: Il conflitto fantasma, nel cuore d'Europa!
L'intervista con la scrittrice Sara Reginella autrice del libro "Donbass, la guerra fantasma nel cuore d'Europa". Sara Reginella, molto preparata, racconta come gli ucraini siano stati in un certo modo ingannati con false promesse di indipendenza e di un roseo futuro dai politici occidentali, in particolare dal senatore repubblicano dell'Arizona John McCain.
La parola sanzione deriva da sancire che significa approvare, rendere stabile, stabilire. Tuttavia, di solito, per sanzione si intende una punizione, un castigo o una pena. Tipici sono i castighi e le punizioni che si infliggono ai bambini o ai figli quando non ubbidiscono ai genitori o agli adulti. Il castigo presume una entità superiore (il genitore, l'adulto) che infligge la sanzione ad una entità inferiore (il figlio disubbidiente, il minorenne), che magari si vede decurtata o sospesa la paghetta mensile o settimanale da parte del genitore, perché non ha fatto o ha fatto male i compiti a scuola.
Lo capisci l'infantilismo della classe politica? Io, quando sento parlare di sanzioni economiche a quello o a quell'altro Stato, mi sento in mano a degli arroganti incompetenti. Quando si ragiona tra Stati, ci si trova davanti a delle istituzioni, non a dei minorenni incapaci di intendere e di volere per cui occorre la ratifica del genitore o di chi ne fa le veci.
Quando sento parlare di sanzioni economiche ad uno Stato mi viene da ridere, per non piangere della imbecillità della classe politica ebete che infligge le sanzioni.
La prima forma di sanzione della Storia la si trova nella Bibbia, in Genesi, là dove Dio sanziona Adamo ed Eva per aver disubbidito al suo comandamento. E qui abbiamo una classe politica che si erge a Dio per sanzionare economicamente uno Stato colpevole di aver disubbidito. La classe politica dimentica che l'Italia è stata sanzionata economicamente dalla Societa delle Nazioni, quando nel 1935, l'Italia fascista andò a invadere l'Abissinia durante la guerra d'Etiopia. Sono servite a qualcosa quelle sanzioni?
Da Wikipedia: Le sanzioni risultarono inefficaci perché numerosi Paesi, pur avendone votato l'imposizione, continuarono a mantenere buoni rapporti con l'Italia, rifornendola di materie prime. Leggilo quell'articolo per capire tutta l'ipocrisia che si cela dietro le sanzioni economiche.
]]>Mi sono documentato su vari siti Internet per capire le cause di questa assurda guerra tra russi e ucraini (o meglio: tra Russia e Occidente) e qui ne sintetizzo le conclusioni, riportando alcuni video, a mio avviso, interessanti.
Del resto, bisogna dire che già il giornalista e politologo Giulietto Chiesa parlava della guerra in Ucraina in diversi video di alcuni anni fa, come in questo video tutto da vedere, dal titolo: Giulietto Chiesa racconta le trame dei "Padroni universali", dove il giornalista parla della guerra e del colpo di Stato in Ucraina, taciuti dai media tradizionali.
Tuttavia su La Stampa, anche Maria Grazia Bruzzone in un articolo del 23 agosto 2014 dal titolo : "La crisi ucraina è colpa dell'Occidente - non di Putin. Così Foreign Affairs", scriveva: "Sull’ultimo numero di Foreign Affairs, si può leggere con una certa sorpresa un lungo articolo, firmato John Mearsheimer, che offre un’analisi della crisi in Ucraina - e del pericoloso confronto in atto fra Occidente e Russia - che contraddice la narrazione mainstream in Occidente".
Nell'articolo di Maria Grazia Bruzzone si legge: " ... Gli Stati Uniti e i loro alleati Europei si dividono la gran parte della responsabilità della crisi. La radice profonda è l’allargamento della NATO, elemento centrale di una strategia più ampia per togliere l’Ucraina dall’orbita della Russia e integrarla nell’Occidente”. “L’espansione dell’UE a Est e l’apporto decisivo dell’Occidente al movimento pro-democrazia in Ucraina - cominciato con la Rivoluzione Arancione nel 2004 - sono anch’essi elementi critici. Da metà degli anni ’90 i leader Russi si sono opposti in modo deciso all’allargamento della NATO e negli anni recenti (dopo che i paesi baltici sono entrati nell’UE, ndr) hanno messo in chiaro che non avrebbero assistito senza reagire alla trasformazione del loro vicino strategicamente più importante in un bastione dell’Occidente”.
In un precedente articolo su La Stampa del 22 maggio 2014, dal titolo: "Ucraina: se il nuovo corso filo-Occidente include l'ultradestra neo-Nazista.", Maria Grazia Bruzzone scriveva: "E’ una storia vecchia di oltre 70 anni ma sempre viva nella memoria di un paese dove nazionalismo e Seconda Guerra Mondiale sono sempre rimasti temi divisivi, ammette lo stesso sito russo RT che riporta il curioso episodio. Ed è tornata più che mai alla ribalta oggi che gli ultranazionalisti neoNazisti e russofobi di Svoboda (Libertà) e di Pravy Sektor (Right Sector, Settore Destro o Ala Destra), dopo aver guidato la protesta di Maidan hanno conquistato ruoli di primissimo piano nel nuovo governo e controllano Forze Armate, Polizia, Giustizia e Sicurezza Nazionale."
Interessante, infine, l'articolo di Maria Grazia Bruzzone del 22 dicembre 2017, dal titolo: La narrazione dominante anti-Russia: inganni, omissioni, falsi e i rischi della nuova Guerra Fredda.
]]>E' una questione di punti di Vista (ma anche di marketing). Infatti Vista è stato un sistema operativo di Microsoft, durato poco e soppiantato da Windows 7.
Per il resto, a me non interessa scaricare app di Controllo integrità PC per vedere se ci sono operazioni che posso fare nell'app Controllo integrità PC. Non me ne frega un tubo. Non sono io che mi devo adattare alla nuova variante Windows 11, ma è la nuova variante Windows 11 che si deve adattare al mio hardware, pena la sua estinzione. Il ragionamento vale anche per i virus...
Non so se ho reso l'idea.
]]>La stessa cosa non si può dire nel settore di Internet dove la funzione di numero di telefono la svolge l'indirizzo IP. L'indirizzo IP è un indirizzo numerico che viene assegnato al modem e di conseguenza assegnato al tuo PC dal modem e direttamente dall'operatore di telecomunicazione al tuo modem o al tuo device mobile o smartphone. L'indirizzo IP serve a identificare univocamente un PC o un dispositivo collegato a Internet.
Se il numero di telefono dovesse cambiare ogni volta che tu spegni e riaccendi il telefono o lo smartphone, capisci che che diventerebbe un grosso problema mantenere la reperibilità e la cosa ti costringerebbe a comunicare ogni volta, a tutti i tuoi contatti, il nuovo numero di telefono.
Purtroppo su Internet non esiste questa sensibilità o consapevolezza collegata all'indirizzo IP come esiste per il numero di telefono. Su Internet, di solito, se il tuo contratto con l'operatore di telefonia non prevede l'assegnazione di indirizzi IP statici, ti vengono assegnati indirizzi IP dinamici, dove la parola dinamico significa che l'indirizzo IP può cambiare ad ogni nuovo collegamento. Cioè ogni volta che tu spegni e riaccendi il modem o lo Smartphone, l'indirizzo IP che ti viene assegnato può essere diverso. La cosa avviene in maniera automatica e tu non te ne rendi conto.
Capisci che questa soluzione compromette la tua reperibilità su Internet, costringendoti a comunicare a tutti i tuoi contatti il nuovo indirizzo IP. Di solito l'indirizzo IP del proprio PC o del proprio smartphone non si comunica ai propri contatti perché non ha senso.
Esistono infatti dei protocolli che lo fanno in automatico senza che tu te ne renda conto. Questi protocolli vanno sotto il nome di DNS (Domain Name System) e DHCP (Dynamic Host Configuration Protocol) e vengono utilizzati dai Router. Il protocollo DNS associa ogni nome di dominio ad un indirizzo IP e il protocollo DHCP assegna ai dispositivi o terminali di una rete l'indirizzo IP di configurazione. Ci sarebbero da dire diverse cose su questi protocolli e sulla loro sicurezza, ma per ora preferisco concentrarmi sulla portabilità dell'indirizzo IP.
L'indirizzo IP a tutt'oggi, purtroppo, non è ancora portabile come lo è un numero di telefono mobile. L'ente internazionale che assegna gli indirizzi IP è l'ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), il quale delega altri enti regionali, come per esempio il RIPE NCC (Reti IP Europee Network Coordination Centre) per la regione Europa, nell'assegnazione degli indirizzi IP di sua competenza. Del RIPE NCC fanno parte soprattutto ISP Internet Service Provider e TLC società di telecomunicazioni (entrambi vengono chiamati LIR=Local Internet Registry) le quali iscrivendosi e pagando una provvigione annuale ricevono classi di indirizzi IP da distribuire poi ai propri clienti nelle comuni connessioni ad Internet via modem. La distribuzione degli indirizzi IP avviene tramite la configurazione dei Router e dei Brouter (bridge router), dispositivi specializzati nell'inoltro e nell'instradamento dei pacchetti di informazione. Capisci che dietro a tutto questo c'è un business, il business dei numeri.
Con l'introduzione degl indirizzi IPv6, ad ogni cittadino che ne fa richiesta dovrebbe essere assegnata una classe di indirizzi IPv6 pubblica e statica a costi accessibili. La cosa è prevista soprattutto per le aziende, ma non per il comune cittadino che deve fare i conti con indirizzi IP dinamici e non statici. Resta il fatto che se cambi società di telecomunicazioni, può cambiare anche l'indirizzo IP statico che ti viene assegnato, perché l'assegnazione degli indirizzi IP è ancora troppo rigida.
Infatti, ad una domanda fatta presso il RIPE NCC viene chiesto in inglese: My ISP is about to close down. I want to keep the IP addresses they issued to me. Am I allowed to do that? Tradotto : Il mio ISP sta per chiudere. Voglio mantenere gli indirizzi IP che mi hanno fornito. Sono autorizzato a farlo?
La risposta tradotta in italiano è: se gli indirizzi IP assegnati alla tua organizzazione hanno lo stato "ASSIGNED=PA" nel database RIPE, sono Provider Aggregatable. Ciò significa che non potrai portarli con te quando cambi ISP. Invece, dovrai rinumerare la tua rete. Se gli indirizzi IP assegnati alla tua organizzazione hanno lo stato "ASSIGNED PI" nel database RIPE sono Provider Independent e lo spazio degli indirizzi è stato assegnato dal RIPE NCC, gli indirizzi IP sono indipendenti dal provider. Ciò significa che puoi portarli con te quando cambi ISP. Se il tuo LIR (cioè l'Internet service provider) ha assegnato uno spazio di indirizzi alla tua organizzazione con lo stato "ASSIGNED PI", potresti essere in grado di portare con te gli indirizzi IP quando cambi ISP. Si prega di verificare con il proprio LIR prima di cambiare ISP.
Gli indirizzi PA sono assegnati da un'allocazione di una LIR (Internet Service provider o società di telecomunicazioni) e sono registrati nel Database RIPE dalla LIR. Il vantaggio degli indirizzi PA è che le informazioni di routing per molti clienti possono essere aggregate una volta che lasciano il dominio di routing del provider. Lo spazio degli indirizzi PI viene assegnato separatamente e non dall'allocazione PA di un LIR. Tutte le assegnazioni PI sono registrate nel Database RIPE dal RIPE NCC al momento dell'assegnazione. Le assegnazioni PI sono generalmente piccole; non possono essere aggregate in blocchi più grandi.Lo svantaggio di ciò è che gli operatori di rete su Internet possono scegliere di non instradarli, poi credo hanno anche un costo maggiore ispetto agli indirizzi PA.
Questa è la situazione. Per chiedere l'assegnazione di una classe di indirizzi IP ti devi rivolgere ad un Internet service provider registrato presso il RIPE o registrarti tu stesso presso il RIPE come Internet service provider o persona indipendente. Devi poi pagare la tassa di iscrizione che mi pare sia di 2000 euro più una quota associativa ogni anno che mi pare sia di 1.400 euro per il 2021.
Una volta ottenuta la tua classe di indirizzi IP devi configurare il database presso il RIPE con le informazioni che ti riguardano e poi devi configurare i protocolli di routing e instradamento, tipo BGP (Border Gateway Protocol) RPKI (Resource Public Key Infrastructure), con un occhio alla sicurezza, utilizzando le guide, i servizi e gli strumenti messi a disposizione dal RIPE.
]]>Dopo diversi anni dall'introduzione degli indirizzi IP di tipo v6 che affiancano i tradizionali indirizzi IPv4 in esaurimento, il mio provider di telecomunicazioni non riesce a connettermi ad Internet con un indirizzo IPv6 statico.
Il modem che il mio provider mi ha installato a casa, sebbene sia configurato per ricevere e gestire indirizzi IPv6, non si connette a Internet con un indirizzo IPv6 statico , ma solo con un indirizzo IPv4 dinamico. La cosa è molto triste e disarmante. Ho già scritto in passato post sulla tecnologia degli indirizzi IPv6. Nel frattempo non è cambiato niente. I provider italiani invece di darti una classe di indirizzi IPv6 di tipo /48 o /64, ti danno contenuti digitali passivi consumistici come il Calcio, gli eventi sportivi, le Olimpiadi, i film, le tele-novele, ecc., tutti pacchetti commerciali che non promuovono l'alfabetizzazione digitale e il progresso tecnologico digitale.
Evidentemente la cultura e l'alfabetismo digitale medi italiani sono così talmente arretrati che non c'è una richiesta di avanzamento tecnologico sul mercato nella direzione di connessioni ad Internet con protocolli di comunicazione più moderni ed avanzati. La maggioranza delle persone evidentemente non riesce a comprendere l'importanza di una classe di indirizzi IPv6 statici, non sa cosa farsene. Per cui non c'è richiesta e se non c'è domanda, non c'è offerta. Per non parlare della larghezza di banda delle linee digitali. A casa mia, nel ricco e avanzato Piemonte, Nord Italia, il mio provider di telecomunicazioni, invece di portarmi un moderno cavo in fibra ottica, arriva ancora con un doppino in rame.
Cambiare provider, nel mio caso, serve a poco. Ho provato a sentire altri provider, ma della fibra ottica direttamente a casa non se ne parla, al massimo ti propongono il solito doppino in rame che parte da un cabinet a quasi un chilometro di distanza. Poi, quando chiedi se è possibile configurare indirizzi IPv6 statici, gli operatori nei Call Center vanno in crisi perché sono opzioni non previste nei loro piani di marketing.
]]>Quindi, vedere e soprattutto sentire tutto il cancan che è seguito alla vittoria dell'Italia agli europei di calcio, per di più in tempo di pandemia, mi ha solo dato fastidio, perché ha disturbato il mio relax notturno. I festeggiamenti che ne sono seguiti, secondo me, hanno solo messo a nudo tutta l'ipocrisia emergenziale che sta dietro al covid-19 e alle sue varianti.
Mi emozionano invece i progressi scientifici e tecnologici, i progressi della Medicina, gli spettacoli della Natura, il mistero dello Spirito e del soprannaturale.
]]>Significative e dirompenti le sue parole: "La legge sulla privacy va cambiata e subito. Non è più una tutela ma un ostacolo a tutto.
Ma guarda. Pare che Carlo Cottarelli soltanto ora scopra l'acqua calda. Da quando è uscito il regolamento europeo sulla privacy, chiamato GDPR, io da questo sito, lo contesto e dico che così com'è il GDPR non mi piace, ritenendolo un provvedimento poco chiaro, arzigogolato, oneroso, punitivo, un freno alla libera iniziativa privata e non solo a quella. Meno male che qualcuno, anche tra le istituzioni, arriva a capirlo, anche se a modo suo. Il Tweet di Cottarelli ha dato vita ad una serie di polemiche e commenti in Rete e sui Social, anche condivisibili, che non sto qui a riprendere.
Tuttavia la privacy, come la sicurezza, la libertà di espressione, il bene comune, ecc., va garantita e una legge in merito che tuteli quei diritti ci vuole. Ma una cosa è un legge che tutela un diritto, un'altra cosa è una legge che, con la scusa di tutelare un tuo diritto, lo stravolge montando un impianto burocratico/sanzionatorio, oneroso, assurdo e disincentivante. Certamente il GDPR va visto dalle aziende non come un ostacolo, ma come una opportunità per crescere e diventare "etici, buoni e positivi".
Peccato che in una economia di mercato, dove la competitività, per una azienda, è la regola per restare sul mercato, essere "buoni, etici e positivi" porti le aziende più virtuose, il più delle volte, al fallimento e alla chiusura.
Se vuoi limitare gli abusi e i danni commessi nell'ambito della privacy, secondo me, devi andare alla radice del problema, non girargli intorno con provvedimenti, a mio avviso, ipocriti, assurdi, ridicoli e inutili come il GDPR e tanti altri. La radice del problema, di tutti i problemi, secondo me, è la legittimazione della Proprietà Privata, un concetto che richiama la Privacy.
Quando legittimi, con l'uso della Legge o con il ricorso alla volontà di Dio, un abuso, come il diritto alla Proprietà Privata, cioè il diritto di espropriare la comunità di un bene comune, per assegnarlo in uso esclusivo ad un soggetto privato o giuridico, a quel punto tutti gli abusi possono diventare legittimi con il beneplacito della Legge o di Dio.
Quando legittimi, con l'uso della legge, un abuso come il diritto all'uso esclusivo di una scoperta scientifica tra le tante, come l'acqua calda in cima al pozzo, a quel punto, anche la guerra per l'uso esclusivo della scoperta dell'acqua fredda in fondo al pozzo può diventare legittima, con buona pace del Garante della Privacy.
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