La morte della memoria

  •  I motori di ricerca uccidono la memoria? Un commento ad alcuni articoli comparsi su La Stampa dove si dice: "si realizza la profezia di Platone". del
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Su "La stampa" del 21/12/2005 c'è un articolo di Maurizio Molinari dal titolo: "Allarme dall'America: i motori di ricerca uccidono la memoria".
L'articolo è affiancato da un altro articolo di Maurizio Assalto dal titolo: "Si realizza la profezia di Platone".
L'articolo fa riferimento al Fedro, un'opera di Platone. Infatti si legge in quest'altro articolo, su questo sito:

//artsnet.tripod.com/antologia/calvani/scrittura.htm
"... Un caso emblematico è quello della scrittura, trattata dallo stesso Platone. In un passo assai noto del Feddro Platone riporta il mito egiziano del dio Theuth, una sorta di Ermète egiziano che recatosi dal re Thamous per mostrargli le arti da donare agli egiziani presenta la scrittura come una strumento capace di fare gli uomini più sapienti e con maggiore capacità di ricordare. La replica del re è di senso opposto: a suo parere la diffusione della scrittura otterrà proprio l'effetto contrario rispetto a quello auspicato, cioè l'indebolimento della memoria.

Interessante la domanda finale posta da Maurizio Assalto nel suo articolo su La Stampa: "Alla perdita che si consuma in questi anni, a causa di Internet, quale tipo di umanità seguirà?".

A parte il fatto che non trovo giusto accusare Internet e tantomeno i motori di ricerca di essere la causa della perdita della memoria, tuttavia la domanda mi pare degna di meditazione.

In questa insinuazione che secondo me è tendenziosa, si capisce che il giornalismo non ha ancora digerito Internet e il suo contorno. Ora i giornalisti, spiazzati dalle nuove tecnologie, prendono di mira i motori di ricerca, dando rilievo a quelle voci e notizie che meriterebbero di essere pubblicate sulla settimana enigmistica, anziché su La Stampa.

Anziché essere loro a dire apertamente che temono di perdere lo stipendio, più che la memoria, a navigare su Internet e a consultare un motore di ricerca, cosa fanno? Mettono in atto una azione mediatica psicologicamente distruttiva. Fanno dire ad un docente universitario americano di storia della scienza che i motori di ricerca uccidono la memoria. Questo perché il docente universitario ha scoperto l'acqua calda quando Google gli suggerisce una correzione errata ad una parola digitata correttamente, per il semplice motivo che la parola suggerita, ma ortograficamente sbagliata, si trova scritta su un elevato numero di siti web, favorendo così il proliferare di parole sbagliate. Gli danno poi grossa eco pubblicando la notizia a titoli cubitali su uno dei giornali più importanti d'Italia.

Il povero lettore che legge il giornale, senza mai aver messo il naso su Internet e che solo la parola Google gli fa venire in mente un impasto di nonna papera, si spaventa, va dal figlio impegnato a fare ricerche su Internet per la scuola e gli spegne il computer di brutto, mandandolo a fare ricerche alla biblioteca centrale della sua città, tra libri unti e bisunti.

Che colpa ha il motore di ricerca se sui siti web si trovano tanti errori di ortografia o di grammatica? Il motore di ricerca non è altro che un robot che fa il suo lavoro di indicizzazione delle pagine web e delle parole in esse contenute per presentare dei risultati alle nostre ricerche. Se le parole sono state scritte in modo sbagliato, la colpa è dell'uomo che le ha scritte, non del motore di ricerca che le ha trovate. Essendo un robot, il motore di ricerca ha tutti i difetti e le qualità che hanno i robot: eseguono l'algoritmo per il quale sono stati programmati senza fare commenti. Anche io, quando scrivo su Internet, faccio un sacco di errori di ortografia involontari, di cui mi accorgo a distanza di giorni, rileggendo i miei testi.

La colpa è mia, non del motore di ricerca. Ma io non sono un robot e prima di prendere una decisione ci penso sopra.

Per concludere rispondo alla domanda di Maurizio Assalto. Quale tipo di umanità seguirà? Senz'altro una migliore di quella attuale, dove la memoria non andrà perduta, l'uomo sarà sempre protagonista responsabile delle proprie azioni e decisioni e dove i motori di ricerca, con i computer collegati tra di loro via Internet, collaboreranno scambiandosi dati e informazioni, per vincere la perdita della memoria, quella vera: //folding.stanford.edu/italian/ l'alzheimer o //www.istruzione.it/prehome/ministro/interventi/2003/161203.shtml l'altzheimer (scritto dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Letizia Moratti) ?